Un ottobre entomologico romano
Conferenza “Zanzare a Roma” – Luciano Toma
Università Tor Vergata, Roma
Da sempre associate al fastidio e al pericolo di trasmissione di malattie, le zanzare sono prima di tutto insetti, presenti in natura da molto prima di noi. La capacità di trasmettere di gravi malattie causate da protozoi, come nel caso della malaria (ancora oggi prima causa di morte al mondo secondo il WHO) e da virus, come nel caso di dengue, febbre gialla e febbre del Nilo Occidentale (West Nile Fever), ha da sempre condizionato drammaticamente la vita dell’uomo. Frequentatori delle acque più o meno ferme durante le quattro età larvali e lo stadio pupale, una volta adulte le zanzare volano via per accoppiarsi e riprodursi. In seguito, le femmine si mettono in cerca di un ospite vertebrato per assumere un pasto di sangue indispensabile alla maturazione delle uova che poi deporranno sulla superficie dell’acqua o su substrati umidi soggetti a sommersioni. Durante questo ciclo, in natura le zanzare mantengono in attività intere reti alimentari costituendo una fondamentale risorsa trofica tanto in ambiente acquatico che subaereo. La zanzara adulta presenta corpo esile e affusolato come molti altri Ditteri Nematoceri, ma è caratterizzata dalla presenza di una lunga proboscide utilizzata sia per pungere ospiti vertebrati e succhiarne il sangue, sia per assumere sostanze zuccherine delle piante. Si tratta di un apparato boccale pungente succhiatore estremamente allungato, formata da labbro superiore, mandibole, mascelle e ipofaringe trasformati in stiletti, situati nella doccia costituita dal labbro inferiore. L’ipofaringe presenta, al suo interno, un canale attraverso il quale la saliva fuoriesce durante l’atto della puntura, per predigerire il sangue. Durante la puntura le parti boccali penetrano nella pelle, ad eccezione del labium che rimane all’esterno. Attualmente la fauna italiana
comprende 65 specie di zanzare, appartenenti a 2 sottofamiglie e 7 generi. Nelle aree metropolitane la vegetazione tende a formare “isole verdi” all’interno del paesaggio urbano. La maggior parte di queste aree verdi è costituita da parchi urbani che offrono alla popolazione un luogo dove trascorrere il tempo libero e praticare attività ricreative. Negli ultimi anni, in sinergia con colleghi virologi dell’Istituto Superiore di Sanità, sono stati realizzati studi sulla competenza vettoriale di alcune specie di zanzare autoctone o di recente introduzione in Italia, valutando la suscettibilità ad infettarsi e divenire a loro volta infettanti per diversi agenti di malattie umane e animali. Tali dati sono naturalmente legati agli studi sulla fauna culicidica dato che, per fortuna, soltanto alcune specie rivestono un ruolo sanitario. Poiché gli studi sulla fauna delle zanzare, per una vasta area metropolitana come quella di Roma, sono piuttosto frammentari e datati, il gruppo di ricerca nel quale lavoro presso l’Istituto Superiore di Sanità ha intrapreso un’indagine entomologica in alcuni parchi romani come la Riserva Naturale dell’Insugherata e il Parco Regionale dell’Appia Antica. In questo ultimo, nella Valle della Caffarella, abbiamo condotto un lungo studio in più riprese, durante il quale abbiamo avuto modo di registrare 11 specie di zanzare tra le quali Anopheles labranchiae Falleroni, 1926 che fu il principale vettore di malaria nell’Agro Romano e il cui ultimo rinvenimento nell’area urbana di Roma risale al 1938. Questo importante ritrovamento ci induce a condurre ulteriori studi in altre aree naturali della città per approfondire le conoscenze sulla biologia e la distribuzione della specie in oggetto, un tempo vettore di malaria in Italia.
Nello stesso studio è stata anche ritrovata per la prima volta a Roma Culex theileri Theobald, 1903 una specie molto comune in stagni e paludi in ambienti naturali e rurali ma mai registrata prima a Roma. Questi dati uniti anche al ritrovamento di Uranotaenia unguiculata Edwards, 1913 mai osservata prima nel parco, ci portano a rivedere e aggiornare la composizione delle specie in tutta l’area urbana, poiché l’ultima segnalazione di questa specie a Roma risale al 1962. Queste esperienze dimostrano come la nostra città, caratterizzata da estese aree verdi molte delle quali intatte e uguali a loro stesse da decenni e in alcuni casi da secoli, possa riservare ancora interessanti scoperte in campo entomologico quando si abbia la possibilità e la volontà di investigarne la complessa e interessante composizione di specie.