“Novecentomila modi diversi di esistere”, novecentomila esperimenti di evoluzione e tutti diversi tra loro.
Una storica mostra degli anni ‘90, grazie anche ad un contemporaneo sviluppo delle scienze della biodiversità, ha costituito a mio parere in Italia, un punto di svolta nella percezione che le persone, almeno i romani, avevano per gli insetti. Un approccio diverso e più umile nei confronti dei veri dominatori della terra, degli insetti, appunto.
Homo sapiens, nelle stime più ampie, esiste sulla terra da meno di un milione di anni, forse qualche centinaio di migliaia di anni. Gli insetti, invece, da 450 milioni di anni. Ci dice qualcosa questa enorme diversità di anzianità di presenza sulla terra? E allora di chi è questa terra, chi ha plasmato gli ecosistemi che la compongono, chi vive in ogni anfratto di questo pianeta sfruttando e riciclando ogni cosa, chi troviamo ad ogni internodo delle maglie delle catene ecologiche che reggono gli ecosistemi terrestri e marini? E ancora, su chi si basa l’esistenza stessa della vita sulla terra e nei mari? Su esseri monocellulari e su invertebrati, invertebrati di ogni forma e dalle molte funzioni, e tra questi, quasi tutti sulla terraferma, insetti a gogo che svolgono tutti i più incredibili mestieri per assicurare la loro sopravvivenza e il mantenimento di un ambiente adatto alla vita; anche alla nostra vita. Un esempio magistrale, forse il più magistrale di tutto il mondo vivente. E questo non lo dico per campanilismo, visto che sono entomologo ma forte del numero sterminato di specie che oggi popolano il pianeta, numero che dà facilmente conto del loro immenso successo evolutivo.