Una domanda legittima per chi si affaccia al mondo dell’entomologia: come sono distribuite le specie di insetti nel mondo? In quali continenti devo andare per vedere il maggior numero di specie? In quali ambienti? Per soddisfare queste domande bisogna interrogare i biogeografi, quei giramondo in pantaloni corti che non hanno mai raggiunto la maturità mentale completa e si sottopongono a continui e pericolosi spostamenti con lo zaino pieno di provette. Il loro obiettivo, oltre a quello di soffrire i disagi di viaggi improvvisati on a shoestring, è studiare e inebriarsi del piacere di ammirare la diversità della vita sulla Terra.
Nonostante lo sfacelo corrente degli ecosistemi terrestri insidiati dalle Leggi del Mercato Internazionale e dalla sovrappopolazione (ormai legittimata dalle esigenze del mercato stessa), gli insetti offrono ancora molto ai giovani che attraverso lo studio di questi animali vogliono conoscere la vita, in termini sia geografici che ecologici. Infatti, per male che vada, un certo numero di specie esapode se la cava abbastanza bene, anche dopo la distruzione crescente delle foreste tropicali e boreali, la trasformazione dei deserti e delle savane in discariche di rifiuti, la cementificazione delle coste e l’espansione delle megalopoli. Scompaiono i grandi mammiferi, i rettili, gli anfibi e la maggior parte degli uccelli, ma qualche insettino speciale rimane sempre a ricordarti che ti trovi in Nuova Guinea o nei Caraibi anziché a Rimini o a Montecatini. I grandi Coleotteri (Lucanidi, Scarabeidi, Carabidi, Cerambicidi e Buprestidi), i vistosi Lepidotteri (Papilionidi, Ninfalidi, Pieridi, Riodinidi, Saturnidi) e i giganteschi Fasmoidei (insetti stecco e insetti foglia) resteranno ancora per molti anni gli indicatori biogeografici di ogni viaggio naturalistico, sopravvivendo negli spazi verdi urbani intorno ai grattacieli e alle bidonvilles di paesi in rapido sviluppo. Le forme e i colori di questi meravigliosi animali ci ricorderanno quanto la nostra Madre Terra sia stata bella e generosa.
Uno studio di Nigel Stork del 2018 ha riportato il numero di specie descritte di insetti confrontandolo con il numero di specie vegetali per ciascuna regione biogeografica. La Regione Neotropicale (Sud America) risulta essere la più ricca con 1.620.348 insetti e 118.577 piante, mentre la Regione Neartica (Nord America) è la più povera con 115.503 insetti e 8.453 piante. La Regione Paleartica (Europa, Asia settentrionale e Nord Africa) supera la Regione Neartica con i suoi 524.165 insetti e 38.358 piante. La Regione Afrotropicale (Africa tropicale) con 975.179 insetti e 71.363 piante supera la Regione Indomalese (Asia meridionale) con 734.822 insetti e 53.774 piante. Tale superiorità dell’Africa sull’Asia è probabilmente determinata sia dalle maggiori dimensioni del continente sia dal fatto che in essa è stata considerata anche la regione sahariana con la sua fauna e flora specializzata. La Regione Australiana con 720.521 insetti e 52.728 piante rimane in coda rispetto alle due regioni precedenti, risultando essere il pezzo di Gondwana più povero (a parte l’Antartide che non ha insetti e vegetazione) a causa della prevalenza di territori aridi.
Tuttavia, ciò che differenzia veramente le regioni biogeografiche non è tanto il numero di specie ma quali specie esse ospitano. Ogni regione ha la sua fauna formata da taxa endemici a livello di specie, di genere o di famiglia. Ogni regione presenta aspetti di convergenza e divergenza nei tratti morfologici dei suoi abitanti che rivelano adattamenti a vivere in ambienti simili o completamente diversi. Lo studio della filogenesi combinato con la ricostruzione degli eventi geologici e climatici permette di ricostruire sia la storia dei gruppi tassonomici attraverso i continenti sia la storia della fauna che nel corso del tempo ha visto cambiare i suoi protagonisti. Fra un succedersi di speciazioni ed estinzioni la fauna scompare e rinasce dalle sue ceneri attraverso la deriva dei continenti, le eruzioni vulcaniche, le cadute di asteroidi, l’alternanza fra periodi glaciali e interglaciali, pluviali e interpluviali. Tutto questo raccontato da “schifosissimi” insetti a scienziati in pantaloncini che, per loro fortuna e scelta, non diventeranno mai adulti.