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La dimensione tempo nei fenomeni naturali riguarda due aspetti: uno è il ritmo giornaliero e stagionale degli eventi di cui si occupa la fenologia, l’altro è lo scorrere delle ere e dei periodi geologici, su cui lavorano geologi e paleontologi. La fenologia è una dei campi più investigati dagli entomologi che, presi dalle loro ricerche, imparano ben presto in quali stagioni si trovano gli insetti che cercano, sia da larve sia da adulti. La fenologia, insieme alla studio degli habitat e alla dieta delle varie specie, è il fondamento delle ricerche ecologiche sugli insetti. La paleontologia, invece, interessa gli entomologi sistematici o biogegrafi che sono più interessati a comprendere le relazioni filogenetiche fra le specie e fra i gruppi superiori, oppure l’origine spaziale e temporale delle categorie sistematiche e gli eventi di dispersione e vicarianza che spiegano i loro areali attuali. Infine, negli ultimi decenni, il tempo è divenuto anche lo strumento che permette di monitorare i fenomeni di impoverimento delle popolazioni di insetti e gli eventi di estinzione, propri dell’Antropocene.
La fenologia degli insetti è oggetto di particolari attenzioni già nella prima fase delle formazione di un entomologo. Se si vuole osservare, fotografare o campionare insetti, bisogna avere le idee chiare sui tempi della metamorfosi e del ciclo vitale delle specie, dal corteggiamento-accoppiamento alla deposizione delle uova, e poi ancora durante lo sviluppo larvale. L’avverbio “quando” si accompagna sempre con l’avverbio “dove” soprattutto quando gli insetti vanno cercati in determinati ambienti dove spesso vivono nascosti, e nei casi in cui gli adulti e le larve vivono in ambienti diversi perché occupano nicchie alimentari differenti.
Per esempio, le farfalle frequentano i fiori per ricavarne energia mentre i loro bruchi consumano le foglie di per trasformare il loro corpo, e molto spesso le piante da nettare ricercate dagli adulti sono specie diverse da quelle consumate dalle larve.

Inoltre, un giovane entomologo impara presto a capire in quali ore del giorno o della notte le specie di suo interesse entrano in attività. Molti ditteri e coleotteri sciamano in grande numero per accoppiarsi in determinate ore o in ambienti ben precisi, spesso in luoghi vicini a dove le femmine deporranno le uova. La fenologia di molte specie è molto ristretta sia in termini di orario che in base alla stagione. Molte specie di insetti volano per accoppiarsi solo in brevi periodi dell’anno (anche pochissimi giorni) e in particolari condizioni atmosferiche dove contano i parametri della ventosità, umidità atmosferica e temperatura. Molti insetti, soprattutto femmine, talvolta svernano in rifugi naturali colme le cavità degli alberi, le fessure delle rocce o sotto grandi pietre, entrando in uno stato di sospensione delle loro attività (diapausa). Al loro risveglio, in primavera, saranno così i primi individui della propria specie a riprodursi con successo. Altre specie, invece di svernare, sono costrette ad estivare, cioè affrontare una diapausa durante la stagione calda laddove esistono problemi di aridità stagionale (ad esempio aree mediterranee , savane e deserti).
I tempi che invece riguardano i percorsi evolutivi degli insetti sono incredibilmente antichi e il periodo della loro origine rimane ancora incerto. Nel 2014, un centinaio di esperti della California Academy of Sciences ha presentato una moderna roadmap dell’evoluzione degli insetti, confermando che l’origine degli insetti coincide con l’apparire delle prime piante terrestri (Pteridofite e gruppi affini) nell’Ordoviciano, circa 480 milioni di anni fa. Le loro ali membranose sembrano essere comparse già all’inizio del Devoniano, 400 milioni di anni fa e permettevano di volare alle famose libellule giganti. Questi primitivi Pterigoti (insetti alati) intrapresero un percorso di radiazione adattativa nel Carbonifero, dando origine a svariate forme che continuarono a vivere fino al Permiano. Alla fine di questo periodo, un’estinzione di massa che riguardò tutta la fauna terrestre, probabilmente causata dalla caduta di un grande asteroide nell’Antartide. Durante l’Era Mesozoica, gli insetti sopravvissuti all’estinzione iniziarono una lenta ripresa nel Triassico (circa 250 milioni di anni fa). Nel Giurassico, troviamo già forme ascrivibili a quasi tutti gli ordini e a molte famiglie di insetti tuttora viventi, che allora convivevano con i Dinosauri. A partire dal Cretaceo inferiore (130 milioni di anni fa), la radiazione adattativa delle Angiosperme ha favorito enormemente un fenomeno di radiazione adattativa degli insetti mettendo a loro disposizione un’enorme quantità di risorse alimentari e ambienti adatti alla loro vita. Durante l’Era Cenozoica, a partire da 70 milioni di anni fa, gli insetti si specializzarono come consumatori delle attuali 275.000 specie di Angiosperme moderne e degli altri organismi che vivevano negli ambienti costruiti da esse.
Negli ultimi decenni, il sempre crescente impatto dell’uomo sulla biodiversità e i cambiamenti climatici, in parte naturali e in parte prodotti dall’uomo, stanno provocando fenomeni di impoverimento delle popolazioni di insetti che tutti gli entomologi stanno constatando. La costante osservazione e i campionamenti effettuati stanno diventando strumenti con cui migliaia di entomologi, professionisti e dilettanti, contribuiscono al monitoraggio della biodiversità, un’attività della massima importanza dove il fattore tempo diventa sempre più allarmante.