La sistematica biologica si occupa di classificare gli esseri viventi e di identificarne le relazioni filogenetiche. Anche se tassonomia e sistematica sono due termini spesso confusi e considerati sinonimi tra loro, bisogna riconoscere che all’interno di un progetto finalizzato allo studio di un gruppo animale si possono distinguere due fasi. Una prima fase (tassonomica), condotta da uno o più specialisti del gruppo stesso, esamina accuratamente la letteratura entomologica e le collezioni museologiche e private, individuando i taxa che si considerano appartenere al medesimo albero filogenetico in base a un preliminare ma approfondito scrutinio morfologico. Prodotti di questa fase sono: una checklist di taxa oggetto di studio con tutti i nomi che sono stati a loro assegnati nel corso del tempo, e una connotazione morfologica e biogeografico-ecologica. Una seconda fase (sistematica) consiste nello svolgimento delle analisi scientifiche scelte per verificare le affinità ipotizzate dalla tassonomia tradizionale, ottenendo alberi filogenetici; anch’essa dovrebbe essere condotta da specialisti del gruppo in questione ma con esperienza pregressa sulle analisi suddette (molecolari, cladistiche, fenetiche, morfometrico geometriche ecc.).
La prima fase (tassonomica) è dedicata al raggiungimento dei seguenti obbiettivi:1) scelta delle specie che potrebbero essere imparentate filogeneticamente, in base alla loro somiglianza morfologica reciproca; 2) separazione fra le specie suddette e loro diagnosi (descrizione comparativa dei caratteri morfologici, attraverso la realizzazione di immagini digitali e l’elaborazione di chiavi dicotomiche separate per sessi, se necessario, ecc.); 3) assegnazione dei nomi validi ai taxa in base ai criteri e alla norme del Codice Internazionale di Nomenclatura Zoologica; 4) istituzione o ricerca di Tipi (nuovi individui nel caso di specie inedite; gli originali, ridescritti e illustrati, nel caso di specie scoperte nel passato); 5) definizione delle sinonimie e omonimie dovute agli errori di autori precedenti; 6) ricostruzione della geonemia attraverso l’interpretazione dei cartellini di località (e altre indicazioni ricavabili dall’esame delle collezioni museologiche).
La seconda fase (sistematica), è una sintesi ottenuta dal confronto dei risultati ottenuti dal lungo lavoro del tassonomo e dalle analisi scientifiche suddette. Il confronto degli alberi filogenetici ottenuti permette di rivalutare o mettere in crisi la validità delle specie e dei generi definiti dalla tassonomia morfologica, in base alla fusione o fissione degli stessi. Inoltre ci segnali eventuali annidamenti fra i generi o i gruppi di specie, oltre alla presenza di taxa isolati. Opportuni orologi molecolari possono inoltre darci un’informazione approssimata sui tempi di speciazione e di origine dei generi. L’apparire di un albero evolutivo sullo schermo del computer è sempre un momento di grande eccitazione per noi zoologi. Ciò che appariva come un caos di zampe, antenne, palpi, mandibole, peli, microsculture e colorazioni diventa il profilo di un progetto evolutivo o meglio il risultato del lavoro di un orologiaio cieco.
Alla fine di queste due laboriosissime fasi, può esserci la necessità di un lavoro di ricucitura e ripulitura fra risultati dell’approccio morfologico tradizionale (basato sull’osservazione prolungata, il genio dell’intuito e la moderatezza dell’esperienza) e i risultati dell’approccio analitico, in modo da eliminare gli errori del primo (ad es. dovuti a convergenze e divergenze fra specie che nascondono le loro affinità) e i dubbi eventualmente sorti durante il secondo (ad es. errori di campionamento o di analisi che suggeriscono annidamenti improbabili di certe specie nell’albero filogenetico).
Durante lo svolgimento delle due fasi, la cosa migliore sarebbe poter contare sulla collaborazione fra operatori che hanno differenti tipi di formazione: almeno quella del tassonomo e quella del tecnico analista. Purtroppo tale collaborazione non è facile e richiede un po’ di pazienza: gli entomologi professionisti che spesso organizzano e finanziano il lavoro hanno sempre delle scadenze improrogabili da rispettare legate a rinnovo di fondi, partecipazione a concorsi o altro; i tecnici analisti (molecolari ecc,) hanno una fretta compulsiva di avere dati da inserire nei loro strumenti di elaborazione; i tassonomi (soprattutto se dilettanti) se la prendono con la calma di chi sa che continuerà a migliorare le sue conoscenze sul gruppo tassonomico in questione per tutta la vita. Inoltre i tassonomi sono spesso guidati nei loro studi dal motore passionale che li guida e possono non essere attratti da un progetto che non riguarda gruppi di organismi su cui stanno già lavorando animosamente. Infine, a peggiorare la situazione, i tassonomi sono pochi, sempre di meno i dilettanti e ancora di meno i professionisti, minacciati da tanti fattori sfavorevoli. Bisogna capirli: i tempi lunghi per realizzare i propri accuratissimi articoli, la mancanza di posti di lavoro a loro dedicati, una pesante biblioteca personale e una ancora più ingombrante collezione da portarsi appresso ogni volta che vincono una borsa di studio o un concorso di ricercatore a tempo determinato.
Per questo motivo, la conoscenza degli insetti (a meno che non siano oggetto di studi applicati e ben finanziati) va avanti soprattutto grazie a lavori tassonomici tradizionali, basati su moltissimi dati, ordinati con la massima precisione, illustrati da foto mozzafiato ma spesso scollati da moderne analisi ed elaborazioni scientifiche. E gran parte di questi lavori sono scritti da dilettanti bravi, anzi bravissimi, che fanno altri lavori e vivono la loro passione per gli insetti a proprie spese.