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Alla domanda “chi sono gli insetti più pericolosi?” l’interrogato pensa a vesponi micidiali con pungiglioni velenosi oppure immagina enormi cimici fornite di rostri appuntiti o a sega che penetrano nella nostra carne digerendoci vivi. Roba da film dell’orrore, insomma. Ma la realtà non è così. Gli insetti, per quanto possano essere grandi, non superano mai la lunghezza di 33 centimetri e hanno serie difficoltà anatomo-fisiologiche a produrre specie maggiori di una certa taglia. Per quanto grossi, gli insetti non saranno mai quelle belve tipo orso grizzly o drago di Komodo, che possono minacciare l’incolumità delle persone.

Gli insetti possono essere pericolosi in due modi: quando ci attaccano in massa (calabroni, formiche legionarie e altri grossi imenotteri sociali) o quando ci trasmettono malattie gravi o fatali, sia parassitarie che virali (alcune specie di ditteri, pulci e cimici). Nel caso dei calabroni, può essere sufficiente anche una sola puntura per scatenare una reazione anafilattica fatale per un soggetto allergico; tuttavia i casi più gravi sono gli attacchi di massa in difesa del proprio nido, contro un soggetto fisiologicamente normale ma distratto o poco informato. Nel secondo caso, molto più frequente e quindi temibile, troviamo i più pericolosi della categoria. Alla domanda di cui sopra, si dovrebbe quindi rispondere “senza dubbio le zanzare del genere Anopheles”, in grado di trasmetterci un famoso protozoo, Plasmodium falciparum, agente eziologico della malaria detta terzana maligna. Basti pensare che ogni anno, nel mondo muoiono oltre 400.000 persone a causa della malaria, per la maggioranza nativi dell’Africa tropicale. Sempre in questa meravigliosa terra, ospitale ma ostile nello stesso tempo, vivono le mosche tse-tse, del genere Glossina, che sono vettori di altri protozoi: i flagellati del genere Trypanosoma, che trasmettono la malattia del sonno o tripanosomiasi. Una terza categoria di ditteri pericolosi sono quelli vettori di filarie (nematodi parassiti dell’uomo) che possono provocare ostruzioni dei vasi sanguigni, cecità e morte. Per esempio, i ditteri del genere Simulium che trasmettono le microfilarie del genere Onchocerca, responsabili dell’oncocercosi (cecità dei fiumi) o quelli del genere Chrysops, i bellissimi tafani dorati, che trasmettono la microfilaria Loa loa, talvolta visibile sotto la cornea dei nostri occhi.

Anche alcune cimici sudamericane possono trasmettere malattie all’uomo, in particolare il morbo di Chagas, dovuto al protozoo flagellato Trypanosoma cruzi.  L’insetto vettore è l’emittero ematofago Triatoma infestans, che può pungere la nostra pelle con il suo rostro robusto e curvo, per succhiarci il sangue. La puntura scatena un prurito cutaneo che spinge la persona a grattarsi facilitando l’ingresso nel sangue delle feci infette della cimice, contenenti i protozoi. Sembra che il morbo di Cruz sia la malattia di cui è morto Darwin, che raccontò di essere stato punto da questo insetto nel suo libro sul viaggio della Beagle. Per nostra fortuna, la malattia ha incubato per anni nel suo corpo dopo il ritorno in Inghilterra, dando a lui il tempo di scrivere e di lasciarci i suoi libri illuminanti. Infine ricordiamo che anche una delle nostre comuni pulci, Xenopsylla cheopis, può diventare un animale pericoloso se si trova a doverci trasmettere il batterio della peste, Yersinia pestis, quando le popolazioni di ratti si contaminano.